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Per spiegare bene questo fenomeno,bisogna, per prima cosa, spiegare il concetto di osmosi.
Per spiegare questo fenomeno si può fare un piccolo esperimento. E’ necessario prendere due contenitori identici e riempirli con l’acqua fino a metà: in un contenitore bisogna mettere sei cucchiaini di sale, nell’altro contenitore due cucchiaini di sale. Come si fa ad equilibrare la salinità dei due contenitori? La risposta giusta è: aggiungere acqua nel primo contenitore. È il solvente (cioè l’ acqua) e non il soluto (cioè i sali) a spostarsi per riequilibrare le soluzioni con concentrazione differenti. Il concetto di osmosi dice, infatti, che: due liquidi con differente densità divisi da una membrana semipermeabile tendono a modificare la densità trasferendo il solvente (per esempio l’acqua) dalla soluzione più densa a quella meno densa fino ad arrivare all’ equilibrio (stessa densità nelle due soluzioni).
La pelle dei pesci si comporta proprio come una membrana semipermeabile fra l’ambiente esterno (l’acqua in cui vivono) e il loro corpo (fluidi corporei).
Che cosa accade, quindi, ad un pesce che vive nel mare? Il suo organismo, meno ricco di sali rispetto all’ambiente esterno, continua a perdere acqua. L’acqua, quindi, passa dal corpo del pesce (meno ricco di sali) verso l’esterno per via della differente densità (secondo il principio di osmosi descritto in precedenza). Il pesce, quindi,per compensare la perdita, continua ad ingerire acqua che poi viene filtrata e desalinizzata dall’apparato escretore (cioè i reni). Il sale in eccesso, introdotto bevendo acqua ad altra concentrazione salina, sarà poi espulsa con l’ urina e tramite le branchie. Questo fa capire che i pesci marini, in realtà, bevono l’acqua.
Nei pesci d’acqua dolce, invece, i liquidi corporei sono più densi rispetto all’ambiente esterno (hanno cioè una concentrazione salina più elevata rispetto all’acqua in cui vivono) e l’acqua, quindi, è soggetta ad entrare. Il pesce, perciò, non ha bisogno di integrare i liquidi e quindi non è costretto a bere. La quantità d’acqua presente all’interno del corpo dei pesci d’acqua dolce, inoltre, è eccessiva per via del continuo assorbimento, quindi il pesce, per liberarsene, continua a produrre urina con bassa salinità. Proprio per questo,un pesce d’acqua salata nell’acqua dolce, d’istinto, continuerebbe a bere fino a rischiare uno shock osmotico, provocandone la morte. Al contrario, un pesce d’acqua dolce immerso in acqua salata non avrebbe più l’apporto continuo di acqua anzi, continuerebbe, per istinto, ad espellerne molta attraverso le urine. Questo lo porterebbe, nel giro di pochi minuti, ad avere una concentrazione salina elevatissima ed una quantità d’acqua bassissima; questa condizione lo porterebbe ad una implosione e ad uno shock osmotico per la mancanza d’acqua. I pesci che non sono in grado di sopportare grandi variazioni di salinità, sono detti stenoalini. Esistono, però, alcune specie di pesci capaci di passare dall’acqua salata all’acqua dolce e viceversa. Queste specie, come il salmone, l’anguilla, il cefalo, vengono definite eurialine; riescono a cambiare ambiente perché sono in grado di regolare la loro concentrazione interna di sali a prescindere dall’ambiente esterno. Questi pesci quindi, sono in grado di vivere indifferentemente sia in acqua salata che in acqua dolce.
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